Cosa abbiamo imparato dal 2020? Senza dubbio il significato della parola “resilienza”, ovvero la capacità di adattarsi a un cambiamento, anche molto estremo e rapido, trovando comunque il modo di evolversi e prosperare. Questa caratteristica si è rivelata fondamentale a tutti i livelli, da quello individuale a quello aziendale, dall’ambito professionale a quello che coinvolge la società nel suo complesso. Fra i settori produttivi, quello dell’organizzazione di eventi è stato colpito in modo particolarmente duro da una crisi che ha reso l’aggregazione praticamente impossibile. I professionisti di questa industria non si sono persi d’animo e hanno iniziato a esplorare, con l’aiuto di tecnologie sempre più sofisticate, le mille possibilità offerte dagli eventi virtuali, scoprendo che non solo potevano utilizzarli per proseguire la propria attività durante la fase acuta della crisi, ma anche implementarli nei piani per il futuro, per il cosiddetto “ritorno alla normalità”. Dopo un anno di innovazioni, esperimenti, successi e difficoltà, anche noi possiamo dire con certezza che gli eventi virtuali non sono e non saranno una moda passeggera del 2020. Anzi, siamo convinti che sia un bene per le aziende continuare a investire in eventi virtuali nel 2021. Per almeno tre ragioni.
1. Perché il pubblico si è innamorato dell’esperienza live
Nel corso di un anno, abbiamo inventato una nuova tradizione: abbiamo imparato ad amare condivisione di un’esperienza dal vivo nella comodità di casa nostra. Il sogno degli introversi, nonostante qualche bizzarra campagna contro lo smart working, è diventato realtà. Basta guardare i dati di piattaforme come Youtube: nell’ultimo anno, molti popolari creatori di contenuti hanno iniziato a trascorrere molto più tempo interagendo in diretta con i propri fan, piuttosto che caricare video “in differita”. Perché è importante questo dato? Perché stiamo parlando di creatori che non hanno dovuto “rinunciare” all’esperienza dell’evento dal vivo, poiché già prima della crisi il loro contatto con le community di riferimento era digitale. La situazione globale, semplicemente, ha creato un bisogno di interazione diretta, la quale offre esperienze molto più ricche e appaganti. Per questo sono cresciute piattaforme come Twitch (utilizzata anche dalla senatrice Democratica americana Alexandria Ocasio Cortez per interagire con i propri fan giocando a un popolare videogioco). In breve, la possibilità di passare del tempo comunicando dal vivo con altri, ma nella sicurezza e comodità del proprio ambiente, attrae e affascina come non mai e nessuno sembra avere intenzione di rinunciarvi.
2. Perché in un mondo globalizzato è importante parlare a un pubblico globale
Investire in eventi virtuali, per un’azienda, è relativamente facile. Pianificare il budget in modo esatto richiede assai meno tempo e comporta meno variabili rispetto a un evento tradizionale. Questo vuol dire che, per le aziende che scelgono di farlo, è anche assai più semplice accantonare una cifra esatta senza dover temere imprevisti. Se un panelist non dovesse essere disponibile all’ultimo minuto, per esempio, sostituirlo sarà più semplice e meno costoso, poiché non ci sono biglietti aerei già acquistati o prenotazioni in hotel difficilmente rimborsabili. Lo stesso avviene per tutti i costi di assicurazione o cancellazione improvvisa di location, servizi tecnici, catering e così via. Questo vuol dire, per esempio, che la differenza di prezzo fra l’organizzazione di un evento locale e di uno internazionale è minima. Inoltre, tecnicamente, qualsiasi evento online può essere definito globale. Questo permette a chi organizza l’evento e a chi vi partecipa di massimizzare il valore dell’esperienza, aprendosi a contatti con potenziali partner in tutto il mondo.
3. Investire in eventi virtuali vuol dire imparare a conoscere il pubblico
Si potrebbe quasi dire che investire in eventi virtuali e finanziare una ricerca di mercato sul proprio target siano sinonimi. Quello che rende questo tipo di eventi particolarmente utile ad aziende e organizzatori, infatti, è la possibilità di monitorare nel dettaglio le interazioni che si creano fra i partecipanti (per esempio, chi visita lo stand di una fiera virtuale, quali materiali vengono scaricati più spesso, quali funzioni di interazione vengono apprezzate maggiormente, quali utenti sono più attivi sulla piattaforma). Al termine dell’evento, con le giuste tecnologie, tutti questi dati possono essere sistematizzati, incrociati con i dati demografici del pubblico di riferimento e utilizzati per costruire profili molto precisi. Queste informazioni permettono di effettuare follow-up personalizzati in base alle esigenze di ogni utente, di generare lead e di orientare la comunicazione futura con un livello di precisione senza precedenti.